L'insorgenza di un sintomo e di condizioni di malessere e di sofferenza nella vita del soggetto sono la principale motivazione che guida ad accedere ad un percorso di psicoterapia. Molto spesso questo avviene dopo anni dall'esordio del sintomo e dopo vari tentativi malriusciti di eliminarlo.

Sentiamo, ancora oggi, una forte avversione di fronte ogni sintomo di natura psichica: o è ammalato il corpo, oppure non c'è nulla di importante o di grave; e così il sintomo viene preso poco sul serio, ignorato, o si cerca di eliminarlo con leggerezza.

In un Paese dove rivolgersi ad un professionista della salute mentale è ancora considerato un tabù, gli psicofarmaci sono diventati una scorciatoia per combattere la sofferenza psicologica. Secondo uno studio  condotto dall’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, circa sette milioni di italiani tra i 15 e i 74 anni – il 15,1% della popolazione – ne fanno uso almeno una volta nel corso dell’anno. Questa percentuale non tiene conto del consumo di psicofarmaci senza prescrizione, come quelli comprati sul mercato nero, soprattutto dagli adolescenti.

La speranza della guarigione non concede mai abbastanza spazio alla debolezza e alla sofferenza, così ignoriamo che il sintomo esprime un’intenzionalità nascosta e che eliminandolo con la cura farmacologica eliminiamo quel qualcosa che sta appena incominciando a manifestarsi, qualcosa che potrebbe un giorno assumere un grandissimo valore, anche se da principio è un corpo estraneo intollerabile, vile, distorto.

Perciò la psiche è costretta ad ammalarsi sempre di nuovo, finché non ha ottenuto ciò che vuole; ecco perché spesso, come molti studi di psicosomatica hanno rivelato, al termine di una cura la persona si ammala di nuovo: è la necessità di esprimersi dell’immagine inascoltata che da vita a un circolo vizioso iatrogeno.

La reazione giusta a un sintomo potrebbe essere gratitudine e accoglienza, perchè è il primo araldo di una psiche che si desta decisa a non tollerare altri soprusi, ci ha detto Hillman. Del sintomo bisogna avere cura e non soffocarlo per guarirlo. Tempo, tenera cura e attenzione sono appunto ciò di cui un sintomo ha bisogno. E ciò di cui forse anche noi abbiamo bisogno. Non stupisce allora che sovente ci voglia un crollo, una malattia vera e propria, per sentir riferire di esperienze fuori dall’ordinario.

La psicoterapia cerca nel significato del sintomo, rintraccia la fantasia e il desiderio, perché nel comportamento sintomatico si trovano le tracce della nostra psiche, delle direzioni in cui essa ci vuole condurre.

I sintomi sono una possibilità che ci viene offerta, non solo una sofferenza; se sappiamo ascoltarli, possiamo far si che contribuiscano alla trasformazione piuttosto che alla sofferenza, e magari un giorno sapremo riconoscere che abbiamo, verso di loro, un debito immenso.


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Dott.ssa Erica Marchione

Psicologa Psicoterapeuta

Via Alessandro D'Ancona, Roma

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psicologa.erica.marchione@gmail.com
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