Dopo una breve definizione del genius loci come lo spirito del luogo che, per i romani, dava vita a popoli e luoghi, vedremo come nell'antica Grecia luoghi quali incroci, sorgenti, pozzi, boschi erano "abitati" da dèi e dee, ninfe, daimones e se si era insensibili ai luoghi, si correva un grave pericolo.
Vedremo come la tradizione scientifica e il Cristianesimo, incuranti di quel pericolo, siano stati la tomba di quella natura animata e ci abbiano posto dinanzi al dilemma di una natura priva di anima e di un'anima priva di natura.
Analizzeremo poi come per Freud quelle “antiche persuasioni” animiste, che sopravvivono ancora in noi e sono all'agguato in attesa di conferma, si affacciano alla coscienza attraverso il sentimento del perturbante e come questa sorta di ulteriorità e non controllabilità dell'essere si esprime è nel senso profondo dell'abitare e nel legame dell'uomo con lo spazio e con i luoghi.
Ci addentreremo, con Hillman Hestia, Pan, lungo i sentieri che tentano di ricucire quello strappo, affinchè attraverso la loro carica immaginale si possano scoprire le radici del nostro rapporto con lo spazio e in che senso quest’ultimo può costituire una presa esistenziale capace di “fare anima”. Vedremo come la concezione dello spazio di Bachelard ci restituisce un'idea poetica dei luoghi e l'immaginazione che da essi scaturisce come forza indipendente e vivente di generatività.
