Partiamo da una riflessione: i sintomi, prima di congedarsi, hanno bisogno di essere guardati, accolti, ascoltati, contemplati. Ogni disagio psicologico ci vuole condurre in un luogo che gli appartiene ma che abbiamo dimenticato. Il sintomo, così come un comportamento, una fantasia, un'immagine che ci perseguita nel sonno, è una metafora da accogliere per riconnetterci con un significato profondo.
Saprete bene come si manifesta il panico: palpitazioni, sudorazione, tremori, intorpidimento, sensazione di formicolio alle mani, senso di asfissia e di soffocamento, paura di perdere il controllo e di morire. L'etimologia di “panico” mantiene saldo il legame con il Dio che lo governa, Pan, a ricordarne l’accezione mitica originaria.
Dio, nella mitologia greca, del corpo, dell’istinto e della natura, con tutto ciò che essa ha di selvaggio e di indomito. La sua fisionomia è ancor meno rassicurante del veemente scompiglio che accompagna la sua epifania: busto umano e volto barbuto, corpo caprino provvisto di corna, zampe irsute e zoccoli. Visse in Arcadia, dove pascolava le greggi ed allevava le api. In complesso era pigro e di buon carattere ed amava sopra ogni cosa la siesta pomeridiana. Se qualcuno lo disturbava, tuttavia, si vendicava lanciando dal fondo di una grotta o dal folto di un bosco un urlo tale da far rizzare i capelli in testa.
Ma veniamo a noi e agli attacchi di panico, da cui eravamo partiti: quando e perché accade che Pan, con la sua forza inusitata e battendo lo zoccolo al ritmo effrenato del suo flauto, ritorni dalle grotte dell'Arcadia a causarci tanto tormento? Ebbene accade quando smarriamo la connessione con lui, con quell'energia senza freni.
Quando dimentichiamo di lasciarci guidare dalla natura egli ci ricorda che non è possibile negare e dimenticare la paura e l'istinto. Il richiamo di Pan è totalizzante perché è appunto un senso globale di richiamo della naturalità, dell’essere umano nella sua accezione più biologica. È la natura che entra a gamba tesa nella psiche per richiamarla dal suo ragionare, dal suo pensare, dal suo costante tentativo di dominare e controllare ogni cosa.
La psicoterapia è il luogo in cui ricucire quello strappo. É il luogo in cui si può comprendere dove il panico vuole condurre, perché non è follia ed assurdità ciò che state vivendo, ma la più spontanea naturalità, quanto di più profondo, vivo ed istintuale si possa sentire. E la paura e l'angoscia di Pan, come poche altre energie, sanno guidare verso la propria salvezza.
J. Hillman, Saggio su Pan R. Graves, I miti greci
